Una folla che sembrava non finire. Un paese,
Paularo, ha accompagnato Denis Valesio, l’alpinista morto a causa di un
malore sabato scorso in Austria sul Glossglockner, per il suo ultimo
viaggio.
Una giornata limpida, le montagne della Val d’Incarojo gli sorridevano, i
suoi amici, giovani e adulti, il gruppo Ana di Paularo, la squadra del
soccorso alpino lo hanno seguito in questa afosa giornata di fine luglio.
La salma di Denis Valesio è giunta in piazza Nascimbeni a Paularo alle
14.30, portata poi in spalla dai colleghi del soccorso alpino fino alla
chiesa di San Vito, dove don Giobatta Del Negro ha celebrato i funerali.
Denis non era sposato, non aveva figli, la sua famiglia era il paese. La
folla che lo ha accompagnato in chiesa, la gente rimasta fuori
dell’edificio durante il rito funebre, tanta, dimostra quanto affetto c’era
per l’uomo. Qualche lacrima, ma anche molta serenità, perché Denis con la
sua allegria, le sue battute, come ricordano gli amici, è riuscito anche in
un momento di lutto a lasciare un ricordo solare di lui.
«Fareste un torto a Denis pensando che tutto sia finito – ha detto nella
sua omelia il parroco di Paularo, ricordando il mistero della resurrezione
citando il vangelo di Giovanni e l’incontro di Cristo con Marta, sorella di
Lazzaro – solo il corpo di Denis accompagnamo oggi in cimitero. La sua
anima, la sua allegria restano con noi, con la sorella Maria, con i suoi
compagni, Luca, Roberto, Sandro e Omar».
I suoi compagni che sabato lo hanno visto morire mentre stava effettuando
la scalata sulla vetta più alta delle Alpi Orientali, con i suoi 3.798
metri. «Hai amato le montagne e hai voluto approfondire la tua conoscenza –
ha ricordato Olindo Ferigo in nome dei colleghi del soccorso alpino – così
hai voluto chiudere gli occhi tra le tue montagne. Ma sarai sempre con noi,
ti ricorderemo nelle nostre esercitazioni».
Ennio Blanzan del gruppo Ana di Paularo ha letto la preghiera degli alpini,
e lui come Ferigo alla fine ha salutato il suo amico: «Mandi Chibi». Così
Denis Valesio era conosciuto a Paularo, il paese dove lavorava, presso la
carrozzeria Ferigo, il paese che amava. Gli alpini stanno sull’Attenti, gli
amici e i conoscenti gli fanno un cenno di saluto, mentre la sua foto nei
manifesti in paese è immersa tra le montagne innevate. Forse ora la sua
Carnia, i suoi monti, li guarda da lassù. «Mandi Chibi».
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