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GARIBALDINI
A PAULARO, EROI O MERLOTTI?
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Il
furgone carico di operai che tornano dal lavoro
sorpassa un autoarticolato, sbanda e si schianta
contro il guard-rail.
Novembre
1864, la "storia" passa
per Dierico di Paularo
: un manipolo di garibaldini ormai
allo sbando dopo il tentativo
insurrezionale fallito in Friuli
giunge nel villaggio carnico. Gli
abitanti sono dapprima timorosi, poi
aiutano i rivoltosi e alla fine
subiscono le angherie degli austriaci,
giunti in forze a perquisire case e
canonica.
Due abitanti di Dierico, Mandul
e Rinzut, corrispondenti a
Giacomo e Giovanni Dereani, verranno
tradotti nelle carceri, giudicati e
condannati per complicità con i
garibaldini. Eroi o "merlotti",
come li definisce nel manoscritto
ritrovato e pubblicato recentemente,
Osvaldo Fabiani pure di Dierico,
narratore attento e partecipe dei
fatti del 1864? La domanda se la
pongono i lettori e gli abitanti di
Dierico, dove vivono i discendenti dei
due "merlotti", a cui non
piace l'appellativo rivolto ai propri
antenati.
Ora il libro è stato presentato a
Dierico a cura del Gruppo giovanile
parrocchiale e dell'Ana del paese.
Occorre dire che al manoscritto si
sono aggiunti pregevoli studi e
ricerche di Stefano Fabiani, Giorgio
Ferigo, Egidio Screm e del linguista
Pellegrini. Lo spunto del manoscritto
( o meglio del dattiloscritto, giacché
l'originale si è perso) è servito
per indagare le vicende della lotta
risorgimentale in Carnia, la società
del tempo con le trasformazioni
economiche e sociali e infine, come si
diceva, la lingua. Osvaldo Fabiani
scrive in una prosa a tratti
"manzoniana" con squarci
paesaggistici notevoli. Interessante
anche la riproduzione nel libro di
tele e bozzetti di pittori che
soggiornarono nella Val d'Incarojo, un
tempo meta di vacanze di illustri
personaggi dell'arte e della cultura
udinese, tra cui la Caterina Percoto.
Di quest'ultima si riporta la cronaca
di un viaggio avventuroso tra le anse
del fiume Chiarsò e le rocce
prospicienti la vallata.
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