L'intera
comunità di Paularo è sconvolta per la morte di
Sandro Menean, il muratore quarantaquattrenne
vittima ieri mattina di un incidente sul lavoro a
Lauco. A Paularo la giornata grigia si fonde con le
lacrime che spuntano sugli occhi di tutti quando
entri nei locali pubblici e, soprattutto, incontri i
parenti del defunto, che nel primo pomeriggio si
erano riuniti dallo zio Claudio Brovedan. La moglie
Lorena Gortan, infermiera a Tolmezzo, si era recata
in mattinata all'ospedale per assistere il padre del
marito, ricoverato da tempo, al quale solo in serata
verrà data la tragica notizia.
Lorena Gortan è stata informata della tragedia
intorno a mezzogiorno, poi nel tardo pomeriggio è
rientrata a Paularo, nella sua bella casa di via
Manzoni a Villa di Mezzo. Una casa costruita con i
sacrifici e il lavoro del suo uomo, Sandro Menean,
muratore esperto e capace. Da sempre lavorava con la
D'Andrea costruzioni e solo da pochi giorni era
impegnato in località Pesmulet, a Lauco, dove ha
perso drammaticamente la vita.
Il paese lo ricorda per il suo attaccamento
alla famiglia e al lavoro. I parenti non si danno
pace. È una morte difficile da comprendere, la cui
dinamica nessuno riesce a ricostruire, troppo
frammentarie le notizie che filtrano attraverso i
compagni di lavoro. «Sandro si adattava a far tutto
- racconta lo zio Brovedan - in questo periodo
stavamo lavorando alla casa di mia figlia, proprio
ieri sera (lunedì ndr) ci eravamo trovati per
parlare come sempre dei nostri lavori». Quei lavori
che amava fare da solo, con ingegno, «come chel mur
in clap atôr da cjase» indica lo zio ricordando con
tristezza la sua bravura, il suo amore per il
mestiere e i suoi affetti.
«Lui si dedicava al lavoro, alla casa e alla
famiglia», chiude d'un fiato. Un amore grande per la
figlia Claudia di 15 anni e il piccolo Daniele che
frequenterà la quarta elementare. Lui e la famiglia,
una cosa sola, come ricorda anche il consigliere
comunale Ottorino Faleschini: «Un uomo disponibile e
gentile. Lo vedevi sempre in giro coi suoi figli che
adorava». Quei figli che non riescono a capire
questo tragico destino, che si affidano agli sguardi
dei parenti, che si rifugiano nell'abbraccio della
madre Lorena che rientra a Paularo intorno alle 17.
Lei stringe la mano forte a chi le fa le
condoglianze, regge quanto può al dolore. «Lui non
meritava una fine così - afferma piangendo stretta
ai parenti - mi consola che non ha sofferto».
Il giardino si riempie di gente, di conoscenti
che accorrono in via Manzoni a Villa di Mezzo per
stare vicini alla sfortunata famiglia, nel tentativo
di portare conforto e sostegno. Anche il fratello
Roberto lavora per la D'Andrea costruzioni, ma non
nel cantiere di Lauco. Riesce a mormorare solo poche
parole, è ancora frastornato per l'accaduto:
«Proprio lui, che era un pignolo...».
Sandro lascia un vuoto in paese, ma anche tra
i suoi colleghi di lavoro, alcuni proprio di
Paularo, che lo stimavano molto e che ora sono molto
provati. «Noi non vogliamo incolpare nessuno - ci
dice la moglie Lorena - ricordatelo con parole
semplici». I familiari si raccolgono in casa, fuori
il rumore della pioggia e la tristezza dell’intero
paese. |
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